
L'uomo del sole
Trama:
Una studentessa viene trovata morta ai margini di un campus tranquillo. Nessun segno di lotta, nessuna spiegazione evidente. Solo il silenzio e una posa innaturale, come se la morte fosse stata messa in scena.
Il detective Bill Corde, appena entrato nella squadra investigativa della contea, prende in carico il caso. Ma quella che sembrava un’indagine lineare diventa presto una spirale di sospetti. Sotto la superficie ordinata della cittadina emergono relazioni ambigue, pressioni accademiche, fragilità nascoste.
Nel frattempo, Sarah, la figlia di Corde, comincia a ricevere strani messaggi. Firmati da qualcuno che si fa chiamare “l’uomo del sole”. Un nome innocuo, quasi infantile. Ma i toni sono inquietanti. E troppo precisi per essere solo un gioco.
Mentre le indagini si avvicinano al movente, Corde dovrà scegliere tra ciò che la legge consente e ciò che la coscienza impone. E capire, prima che sia troppo tardi, se il pericolo è davvero fuori casa… o già dentro.
Recensione:
Jeffery Deaver abbandona i virtuosismi tecnologici dei suoi thriller più noti per raccontare qualcosa di più intimo, ma non meno spietato. L’uomo del sole è un’indagine sull’illusione di controllo, su quanto poco serva per far crollare la normalità.
Il personaggio di Bill Corde è umano, vulnerabile, costantemente in bilico tra il ruolo di poliziotto e quello di padre. Deaver lo scrive con sobrietà, senza caricature: è un uomo che fatica, che ha paura, e che prende decisioni difficili in un contesto che non concede scorciatoie.
La scrittura è densa ma misurata. Non ci sono cliffhanger forzati o scene urlate. La tensione cresce in modo sottile, quasi silenzioso. È lo sguardo che si fa sospetto, la frase fuori posto, il dettaglio che prima non c’era.
E poi c’è lui: l’uomo del sole. Un nome che diventa simbolo di quella minaccia che si insinua dove ci si sente più sicuri. Una firma inquietante in una storia che non cerca il colpo di scena fine a sé stesso, ma lavora sullo strato emotivo.
Un Deaver diverso. Più narrativo, più psicologico, più disturbante. E forse, proprio per questo, ancora più efficace.


Autore: Jeffery Deaver
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