
Il cacciatore del buio
Trama:
Un delitto inspiegabile scuote la quiete ovattata del Vaticano: una suora viene trovata uccisa in un modo che sa di rituale, ma senza alcuna traccia apparente. L'indagine non segue i canali ordinari. Serve qualcuno che operi ai margini, lontano dalla luce e dalle regole comuni. Serve Marcus.
Marcus non è un poliziotto. È qualcosa di diverso.
Un "penitenziere", addestrato a riconoscere il male, a scovarlo dove si nasconde meglio: nei dettagli.
Accanto a lui torna Sandra Vega, foto-rilevatrice con troppi fantasmi ancora addosso e un istinto che le fa vedere quello che gli altri non notano.
Quello che sembrava un caso isolato si trasforma in una serie di omicidi inquietanti, firmati da una mano invisibile. Le vittime sono giovani, colte in momenti di intimità, uccise con precisione. Tutto porta a pensare a un predatore che si muove nell’ombra, scegliendo con cura, senza lasciare tracce.
Ma il male non agisce mai da solo. E dietro ogni indizio c’è una rete più grande, fatta di simboli antichi, di silenzi imposti, e di verità che fanno più paura delle bugie.
Recensione:
Carrisi non scrive thriller. Scava nel buio, letteralmente.
E in Il cacciatore del buio, il buio è ovunque: nei sotterranei della città, negli archivi polverosi, nelle coscienze dei personaggi.
Marcus non è l'eroe classico. Non cerca applausi, non fa discorsi. È rotto, spigoloso, ma proprio per questo credibile. È il tipo di protagonista che non salva il mondo — cerca solo di non farlo affondare del tutto.
Sandra, dal canto suo, è meno spalla e più specchio: dove Marcus vede segni, lei vede ferite. E le loro strade si intrecciano con naturalezza, senza forzature romantiche, solo con la concretezza di due esseri umani che hanno visto troppo e non vogliono fingere il contrario.
Il ritmo è serrato ma non frettoloso. Carrisi si prende il tempo di far parlare l’oscurità. E funziona. Perché il vero nemico qui non è solo il killer, ma il sistema che permette al male di muoversi indisturbato, protetto da convenzioni, ruoli e silenzi comodi.
Non c’è bisogno di effetti speciali: la tensione cresce da sola, mentre il lettore si accorge, pagina dopo pagina, che il buio che Carrisi racconta non è solo quello della notte. È quello che scegliamo di non vedere.


Autore: Donato Carrisi
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